Febbraio 8th, 2011, category: Attività Editoriale,
Questo è il testo di apertura del volume da me curato per Electa “Antonio Citterio. Industrial design”.
Antonio Citterio, architetto, è certo fra i maggiori progettisti italiani; collabora intensamente con alcune delle più importanti industrie del furniture design, non solo del nostro paese, come B&B, Kartell, Flexform, Tisettanta, Flos, Vitra, Arclinea, Ansorg, Iittala, Pozzi Ginori e diverse altre. Al lavoro nell’industrial design ha affiancato, ormai da un ventennio, progetti nel campo dell’architettura, per residenze private, ma soprattutto per spazi pubblici, dagli showroom di vendita ai luoghi della produzione, agli uffici. Read the rest of this entry
Febbraio 7th, 2011, category: Attività Editoriale,
Olivetti ha fatto la storia del design italiano delle macchine per ufficio. Sotto la guida di Adriano, che seppe non solo scegliere i progettisti più capaci garantendo loro reale libertà operativa ma soprattutto riuscì a rendere concreto un pensiero utopico, l’azienda si aprì ai progetti di Marcello Nizzoli (fra gli innumerevoli prodotti da lui firmati, la Lettera 22), ma anche a Giovanni Pintori, suo allievo e Xanti Schawinsky, maestro del Bauhaus, per proseguire con i contributi di Bruno Munari, studio Boggeri, Franco Albini, BBPR, Ignazio Gardella, e molti altri.
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Febbraio 7th, 2011, category: Attività Editoriale, Conferenze & Convegni,
Il design anonimo costituisce uno di filoni portanti della storia e dell’attualità dei prodotti industriali. La maggioranza degli oggetti che quotidianamente utilizziamo sono anonimi dal punto di vista del design. Nel senso che non ne conosciamo il progettista o non li riferiamo immediatamente ad un’azienda. Non è noto il designer, ma sono il risultato evidente di un progetto. Da intendersi come il percorso che conduce a configurare un artefatto estetico, esito di un’idea funzionale, tecnica, tipologica, formale o d’altra natura – a diverso titolo collegata a una necessità, a una committenza o al mercato – e a predisporne i caratteri in relazione a possibilità ed economie di produzione, distribuzione e comunicazione. Read the rest of this entry
Febbraio 7th, 2011, category: Conferenze & Convegni,
Di seguito, il mio intervento al convegno harry bertoia 1915-1978 tenutosi a Pordenone – Sala Consigliare della Provincia il 23 novembre 2007.
Il contributo affronta due temi: da una parte conduce una breve contestualizzazione sulla situazione del design italiano, dagli anni trenta al decennio cinquanta, quando gli oggetti progettati negli Usa arrivano in Italia, e dall’altra indaga le reciproche influenze fra i due paesi, in sostanza ancora da analizzare compiutamente in sede storico-critica.
Contrariamente a quello che si legge spesso, il design italiano affonda le sue radici nel periodo precedente al secondo conflitto bellico.
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Febbraio 7th, 2011, category: Attività Editoriale,
Oltre naturalmente ad avere uno specifico contenuto, ogni libro racconta qualcosa di sé. Innanzitutto attraverso le scelte editoriali, il modo di affrontare un argomento, l’ impostazione grafica e visiva, l’ adozione di un carattere, il rapporto testo-immagine e così via. Nei casi più riusciti si sviluppa un serrato dialogo fra contenuto e “contenitore”, dove, ad esempio, l’ iconografia sostiene le indicazioni testuali oppure dipana una propria storia parallela e integrativa. Più raro il caso di assoluta e perfetta osmosi testo-immagine risolti in un unicum utilmente indistricabile.
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Febbraio 7th, 2011, category: Attività Editoriale,
Il testo del saggio per il volume da me curato «Paolo Favaretto, industrial designer»
il disegno industriale “su misura”
Esiste una generazione di progettisti il cui percorso resta esemplare per la comprensione delle vicende del disegno industriale italiano; in grado di illustrare al meglio le motivazioni più profonde che sono alla base del successo del sistema del design nel nostro paese. Un sistema che, fra le altre cose, trova alimento nella stretta relazione fra imprenditore e progettista per quel processo di innovazione e ricerca che è all’origine del “buon design” e della sua capacità di incidere su consumo e mercato. Innovazione di frequente poco sensibile all’esasperazione formalistico-comunicativa contemporanea all’insegna della novità a tutti i costi, quanto piuttosto attenta alla soluzione di processo, di tecnologia, di materiale, fino a quella tipologica, in grado di durare nel tempo.
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